venerdì 12 settembre 2008

Il risveglio degli indios - Mimmo Candito


MIMMO CANDITO
Era diventato un mondo dimenticato dal mondo, l’America Latina, che sembrava consegnata al suo destino monroeiano di cortile di Washington. L’arrivo irruento di Chávez, prima, e l’esplosione poi del prezzo del petrolio, hanno rovesciato il corso della storia, attivando dinamiche che scuotono dall’interno il subcontinente. Due, soprattutto, sono le forme nelle quali si sta sedimentando il cambiamento: la prima è il risveglio della «nazione india», che scuote gli equilibri degli Stati nei quali gli indios costituiscono una quota rilevante della popolazione e ha trovato nella Bolivia - dove quechua e aymarà sono maggioranza - la realizzazione più compiuta con l’elezione a presidente dell’indio «cocalero» Evo Morales; la seconda è la nazionalizzazione delle risorse energetiche, in un processo che ha avuto in Chávez l’iniziatore e che ha trovato molti imitatori. I problemi boliviani nascono da entrambi questi fattori: le province ribelli sono a maggioranza bianca e sono le aree ricche di idrocarburi.

Un ambasciatore (per di più americano) che s’incontra ufficialmente con i prefetti di queste province o è uno che ha sbagliato mestiere oppure è uno che prepara, con il consenso della casa madre, storie sporche come quelle cilene. Sorprende, comunque, tanta rozzezza. I tempi sono cambiati da quanto successe proprio ieri 35 anni fa a Santiago, e la solidarietà manifestata immediatamente da Lula è molto significativa. Ieri stesso, Morales aveva firmato l’adesione della Bolivia all’Unasur, l’Unione sudamericana; tutto si muove, e il G-7 deve intanto registrare che si va formando un centro alternativo di potere che mette assieme gli «altri» grandi, si chiama Crib e dentro, con la Cina, la Russia e l’India, c’è proprio un pezzo «alternativo» dell’America Latina, questa «b» che sta per Brasile.
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