giovedì 13 novembre 2008

Addio Yma Sumac la voce del Perù che conquistò gli Usa


ROMA - Quando Chaka Khan, negli anni Ottanta, disse nel corso di una conferenza stampa, «la voce che mi ha influenzato di più è stata quella di Yma Sumac», i giornalisti sgranarono gli occhi. All' epoca l' astro dello straordinario soprano peruviano era tramontato da un pezzo. Non che la Sumac, morta sabato scorso a 86 anni in una casa di riposo di Los Angeles, si fosse mai cimentata con l' opera, ma la sua voce era ugualmente straordinaria, capace di gorgheggi arditi che negli anni Cinquanta fecero sensazione. Intorno al suo personaggio c' è sempre stato un alone di mistero. Diceva di essere nata nel 1927, oggi si scopre che sul certificato di nascita c' è scritto ' 22, diceva di avere sangue inca nelle vene e di essere discendente dell' imperatore Atahualpa, invece era figlia di poveri campesinos di Cajamarca (anche se il vero nome è altisonante: Zoila Augusta Emperatriz Chavarri del Castillo). Nel 1942 sposò il produttore e direttore d' orchestra Moises Vivanco (ebbero un figlio, Charles, e divorziarono nel ' 65), che orchestrò tutti i suoi dischi più famosi e la trasformò nell' usignolo delle Ande, un timbro e una maschera che conquistarono il pubblico. «Erano duemila anni che non esisteva più una voce come la sua», dichiarò Vivanco al Los Angeles Times. I suoi spettacoli alla Carnegie Hall e all' Hollywood Bowl erano un misto di esotismo e virtuosismo, gli stessi ingredienti che trasformarono il disco Mambo (ed. Capitol) in un cult (c' è una sua canzone anche nella colonna sonora di The big Lebowski). Dopo un breve ritorno nei club newyorkesi negli anni Novanta, la Sumac fece perdere le sue tracce, diventando la regina di dozzine di compilation di lounge music. La sua portavoce dice che nell' ultimo decennio la sua memoria era rimasta incollata agli anni Cinquanta. Quelli celebrati nella compilation Queen of exotica, pubblicata nel 2005. - (g.v)
Repubblica — 04 novembre 2008