giovedì 18 settembre 2008

Nazca: suoi segreti e colori. VIDEO

VIDEO DEI SEGRETI DI NAZCA

I colori della Cultura Nasca


Quando si riteneva tutto scoperto, la equipe archeologica italo-peruviana che lavora a Cahuachi, Nasca, presentò una scoperta che cambierà i concetti artistici di un’antica civiltà della costa che non finisce di stupire il mondo.

Di Roberto Ochoa B

Fu in piena Valle del Mantaro, più precisamente nel centro popolato di Cochas, dove presenziai ad un lungo dibattito in relazione alla possibilità di “dipingere di coloretti” i loro celebri mates burilados (sorta de recipienti intarsiati, n.d.t.). Il suggerimento provenne da un imprenditore peruviano esportatore di artigianato (su suggerimento dei suoi acquirenti negli Stati Uniti e in Europa), però si scontrò con l’inflessibile posizione di accademici e artigiani ortodossi, preoccupati per il fatto che tali colori porrebbero termine alla fine tradizione dei propri mates burilados, abbondanti in neri, bianchi e marroni.

Quelle sono stupidaggini dei limegni”, disse uno dei presenti e dette per conclusa la discussione, non senza aver prima segnalato che dovrebbero conformarsi all’esistenza dei mates “primavera”, così chiamati per la loro colorata decorazione con tempere e che oggigiorno si possono vedere nei grandi centri artigianali di Lima, Huancayo e Cusco.

Serà per questo che i primi ad essere sorpresi del ritrovamento di fini mates dipinti a Cahuachi (Nasca) saranno proprio gli artigiani e gli esportatori di artigianato.

Per non parlare di archeologi e storici.

30 Mates Unici

A differenza di quanto accaduto in altre tombe della costa peruviana, l’offerta umana trovata a Cahuachi dalla equipe di archeologi diretta dal peruviano Angel Sánchez e dall’italiano Giuseppe Orefici, non consiste in fini reperti d’oro, argento o rame dorato, ma in trenta splendidi mates policromi –unici nel loro genere- e ottanta reperti di ceramica con la classica bellezza degli artisti nasca.

Com’è risaputo, l’archeologo statunitense Junius Bird scoprì due mates incisi ad Huaca Prieta, presso l’oggi celebre Huaca el Brujo, nel litorale de La Libertad. Ambo i reperti furono datati con quasi 3500 anni di antichità. I moche, per cambiare, non rimasero indietro e non sono pochi i mates incisi esibiti in musei e collezioni private. Ma nella Lima preispanica –da Huaura fino a Pachacámac- si trovarono pure zucche buriladas di fine cesello.

Tuttavia, quelle di Cahuachi non solo rompono gli schemi per i loro colori, ma pure per la loro antichità, calcolata in circa 1500 anni, ossia, quando l’imperatore Costantino ufficializzò il cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero Romano.

Enigmi dei Nasca

Altro argomento è la stessa offerta umana. I mates e le ceramiche saranno una grande notizia, però sarebbe importante sapere chi furono quel bambino e l’adolescente (quest’ultimo decapitato), sepolti come sacrifici umani assieme al favoloso arredo funerario.

Sánchez e Orefici possiedono la parola, però immagino che gli antropologi forensi della loro equipe stiano rompendosi la testa per decifrare questo nuovo enigma dei nasca.

Nel complesso archeologico di Cahuachi, considerata come la “città di argilla più grande del mondo” (superando pure Chan-Chan, capitale della cultura Chimú), la coppia Sánchez-Orefici e la sua equipe, scoprirono nel 1998 un deposito di duecento tessuti, molti dei quali dipinti a mano, una rarità all’interno della cultura Nasca, della quale sino ad ora si conoscevano solo tessuti ricamati.

Quest’ultimo ritrovamento coincise con venti teste di bimbi e adulti, della medesima comunità, che furono offerti ai propri dei durante una cerimonia che ancora non è stata spiegata nella complicata ed enigmatica cosmovisione dei nasca.

I mates dipinti, tuttavia, saranno la giustificazione che mancava per arricchire il nostro artigianato, ispirato questa volta da una scoperta tangibile e reale.

Il dato

Nuovo destino. Cahuachi è ubicata a 28 km dalla città di Nasca, nei pressi degli enigmatici geoglifi che hanno donato alla regione fama internazionale. Il progetto archeologico è finanziato con aiuti privati e del Governo italiano. Ottanta persone compongono la equipe di studiosi.

Fonte: Diario La República di Lima


La celebre ceramica nasca abbonda in musei e collezioni, ma pochi sono i reperti che possono dimostrare la loro origine









La scoperta ha sorpreso durante la conferenzia stampa (Foto: Franz Krajnik)













venerdì 12 settembre 2008

Il risveglio degli indios - Mimmo Candito


MIMMO CANDITO
Era diventato un mondo dimenticato dal mondo, l’America Latina, che sembrava consegnata al suo destino monroeiano di cortile di Washington. L’arrivo irruento di Chávez, prima, e l’esplosione poi del prezzo del petrolio, hanno rovesciato il corso della storia, attivando dinamiche che scuotono dall’interno il subcontinente. Due, soprattutto, sono le forme nelle quali si sta sedimentando il cambiamento: la prima è il risveglio della «nazione india», che scuote gli equilibri degli Stati nei quali gli indios costituiscono una quota rilevante della popolazione e ha trovato nella Bolivia - dove quechua e aymarà sono maggioranza - la realizzazione più compiuta con l’elezione a presidente dell’indio «cocalero» Evo Morales; la seconda è la nazionalizzazione delle risorse energetiche, in un processo che ha avuto in Chávez l’iniziatore e che ha trovato molti imitatori. I problemi boliviani nascono da entrambi questi fattori: le province ribelli sono a maggioranza bianca e sono le aree ricche di idrocarburi.

Un ambasciatore (per di più americano) che s’incontra ufficialmente con i prefetti di queste province o è uno che ha sbagliato mestiere oppure è uno che prepara, con il consenso della casa madre, storie sporche come quelle cilene. Sorprende, comunque, tanta rozzezza. I tempi sono cambiati da quanto successe proprio ieri 35 anni fa a Santiago, e la solidarietà manifestata immediatamente da Lula è molto significativa. Ieri stesso, Morales aveva firmato l’adesione della Bolivia all’Unasur, l’Unione sudamericana; tutto si muove, e il G-7 deve intanto registrare che si va formando un centro alternativo di potere che mette assieme gli «altri» grandi, si chiama Crib e dentro, con la Cina, la Russia e l’India, c’è proprio un pezzo «alternativo» dell’America Latina, questa «b» che sta per Brasile.
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